Venerdì 24 Agosto in 19 raggiungiamo
il Convento di San Lorenzo a Piglio (Fr), per
seguire un corso di esercizi guidati da don
Alfredo Micalusi, Assistente unitario dell'Azione
Cattolica della nostra Arcidiocesi; dopo le
prime raccomandazioni ci invita ad entrare a
contatto con il Signore con grande coraggio,
a lasciare a Lui la libert à di agire,
per trasformarci,cambiare il nostro cuore offrendogli
la volontà e la libertà: Dio infatti
vuole renderci liberi (Io vi sottrarrò,
Io vi libererò, Io vi prenderò
e diventerò il vostro Dio).
Seguono giornate intense e ricche di esperienze;
filo conduttore è la meravigliosa storia
di Mosè: come in essa, dietro i fatti
di cronaca, è da leggere il mistero della
salvezza, così è da dare ai fatti
della nostra vita una lettura teologica.
Sono da cogliere nella vita di Mosè tre
periodi:
- i primi 40 anni Mosè cresce alla corte
del faraone ed è proprio là che
impara a combatterlo.
Quali sono le forze faraoniche che noi dobbiamo
combattere?
- secondi 40 anni (preparazione nel deserto
del Sinai).
Mosè nota i lavori pesanti da cui sono
oppressi i suoi fratelli, intuisce la sua missione:
liberare il suo popolo. Uccide l'egiziano che
colpisce un ebreo, fugge nel deserto e si stabilisce
nel paese di Madian. La sua missione inizia
con una fuga, deluso si siede presso un pozzo:
Mosè si ferma e rivede la sua vita. Anche
noi, come Mosè ci fermiamo, rivediamo
la nostra vita, le convivenze faraoniche (superbia,
indifferenza, ingordigia?.).
-vocazione di Mosè.
Dio affida a Mosè la sua missione:<<
Ora và, Io ti mando dal faraone>>;
seguono le esistenze di Mosè. Quale è
la nostra chiamata? Quali resistenze mettiamo?
La risposta di Dio alle resistenze di Mosè:<<Io
sarò con te>>; gli dà un
segno:<<servite Dio su questo monte>>.
Il segno, quindi, è servire Dio, ma non
si può servire Dio se non si esce dall'Egitto,
dalla schiavitù.
E' faticoso fare uscire il popolo dall'Egitto,
ma è ancor più faticoso fare uscire
l'Egitto dal cuore degli ebrei. E' faticoso
staccarsi dal caos faraonico ma è ancor
più faticoso fare uscire il caos faraonico
dal nostro cuore, è difficile liberarsi,
staccarsi dalle cose.
Per essere liberi c'è bisogno di RINUNCIARE;
siamo zavorrati, ci portiamo dentro delle amarezze,
guardiamo il mondo con la testa china e vediamo
un orizzonte limitato che ci porta ad essere
insoddisfatti.
Il deserto può diventare un luogo di
meraviglie: acqua che sgorga dalla roccia, manna
e carne che scendono dal cielo; col tempo ci
si abitua e tutto sembra dovuto: ritorna di
nuovo il deserto. Noi dipendiamo dai nostri
bisogni.
Nel capitolo 6 di Giovanni Gesù fa Eucaristia
di 5 pani e 2 pesci: si anticipa Gesù
che verrà dato come pane. Ciò
di cui non facciamo Eucaristia, per noi è
fonte di tristezza: il pane che si accumula
e non si condivide, non sazia. Questo è
il passaggio: la vita si libera dalla pretesa
che la mia vita sia proprietà privata,
la vita va condivisa, va spezzata e donata.
Nei verbi eucaristici: lodare - rendere grazie
- spezzare - donare, è da vedere la nostra
missione.
Un quadro meraviglioso è la morte di
Mosè, le consegne a Giosuè possiamo
leggerle come un testamento, da cogliere: la
lucidità, l'onesta, il distacco sereno,
libero e umile di chi cede, di chi si fa da
parte.
Al termine degli Esercizi l'augurio è
che gradualmente crescano dentro di noi il desiderio
e la necessità, ogni anno di più,
di approfittare di questi momenti di "semina"
silenziosa, per poter raccogliere frutti abbondanti
una volta tornati alle nostre quotidianit à,
forti dell'abbraccio e del sostegno di una comunità
che cammina insieme.