di Marco Grilli
Sarebbe impossibile ricordare la multiforme attività di un uomo della statura di Paolo Grossi, tutte le occasioni di scambio culturale, ecclesiale ed umano che Paolo ha creato e voluto o anche quelle che lo hanno visto partecipe. Ciò che oggi è necessario è riconoscere come il suo impegno sia stato fondato sulla profonda consapevolezza della diaconia del laico, nelle ordinarie condizioni di vita, come colui che rettamente formato deve aiutare la Chiesa a decifrare i segni di Dio sparsi nella storia e ad irradiare i semi della sua Parola. Come ricorda il Concilio Vaticano II, «bisogna che i laici assumano l’instaurazione dell’ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operino direttamente e in modo concreto».
Nella fedeltà a questo disegno conciliare, affonda le radici la matura laicità cristiana di cui Paolo è stato limpido testimone e impareggiabile maestro. Il nucleo centrale della sua feconda attività si può ricondurre all’intento di sviluppare una caratteristica via laicale alla santità.
Egli riteneva che non fosse in atto, al di là di una catechesi appropriata, uno sforzo capillarmente diffuso per una preparazione e un aggiornamento culturale di quanti avrebbero potuto utilmente approfittarne a vantaggio dello svolgimento delle loro attività sociali, civiche, politiche. Anche per questo non ha mai smesso di essere un famelico formatore di se stesso, non vi era alcun tema che implicasse la realtà ecclesiale e laicale che lo trovasse impreparato, non da semplice e superficiale conoscitore ma come pensatore che attraversava il dibattito culturale e i documenti con una propria ottica, li metabolizzava e cercava di rendere la riflessione aperta ai vari contributi.
Lo spirito di servizio, la lettura penetrante dei fatti, la capacità di vivere la fede con gioia e con impegno, di sognare il futuro, l’appassionato impegno civile, politico e religioso, lo sforzo culturale visto come opportunità e strumento per leggere i segni dei tempi ed essere nel mondo in modo vigile, attento a valutare i problemi e a proporre soluzioni...
In questi atteggiamenti si coniugano scienza e sapienza. Qui la conoscenza, lo studio e la ricerca, in tutte le molteplici forme del sapere umano, venivano promossi ed esercitati nel rispetto della loro dignità e secondo precisi e rigorosi percorsi. E qui, nello stesso tempo, questo stesso sapere umano si confronta con quel “sapere di Cristo”, ossia con «il pensiero di Cristo» in noi (cfr. 1 Corinzi 2, 16), che è la fede, la quale, lungi dal mortificare o dal soffocare il pensiero dell’uomo, fa sì che esso si sprigioni secondo tutte le sue potenzialità e si apra a ulteriori entusiasmanti orizzonti di conoscenza e di profonda penetrazione della realtà.
Il suo impegno culturale cristianamente ispirato è stato il frutto del suo vivere da cristiano, con quella “misura alta” della vita cristiana ordinaria, che è la santità (cfr. Novo millennio ineunte, n. 31).
Questa, e molto di più, è stata la cifra e la statura dell’uomo, di cui è difficile scrivere con tutti i verbi al passato, essendo stato per molti molto più che un amico, un modello del impegno laicale, è stata la sua saggezza cui molti hanno sempre fatto riferimento, è stato il suo sorriso la misura della fraternità che irradiava.
Marco Grilli
(già presidente dell’Associazione “V. Bachelet” dal 2002 al 2005)