di Direttivo Associazione Culturale "V. Bachelet"
Vittorio Bachelet nacque a Roma il 20 febbraio 1926 da Giovanni e Maria Bosio, ultimo di nove figli, tre dei quali morti in tenera età.
Conseguita la licenza liceale classica, nel 1943 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza e aderisce alla FUCI divenendo Condirettore della rivista “Ricerca”, periodicodella federazione universitaria.
Il 24 novembre 1947, a soli 21 anni, si laurea in Giurisprudenza con una tesi su “I rapporti fra lo Stato e le organizzazioni sindacali”, e inizia la carriera universitaria come Assistente volontario presso la cattedra di Diritto Amministrativo. Successivamente ricopre la cattedra di Diritto Amministrativo presso la facoltà di Giurisprudenza di Pavia, poi quella di Diritto Pubblico prima e di Diritto Amministrativo poi nella facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste e infine diventa docente ordinario di Diritto Pubblico dell’Economia presso la facoltà di Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma.
Nel giugno 1959 Papa Giovanni XXIII lo nomina Vice-Presidente dell’Azione Cattolica Italiana.Nel 1964 sarà Papa Paolo VI a nominarlo Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, carica che ricoprirà fino al 1973, negli anni forse più difficili, certamente tra i più travagliati, dell’Associazione.
Nelle elezioni amministrative del 1976 è eletto nel Consiglio Comunale di Roma. Il 21 dicembre 1976 viene eletto Vice-Presidente del Consiglio Superiore delle Magistratura. Il 12 febbraio 1980, a soli 54 anni, è assassinato dalle Brigate Rosse all’interno della facoltà di Economia Politica dell’Università “La Sapienza” di Roma dove aveva appena terminato una lezione universitaria.
Dalla lettura di queste sintetiche note biografiche emerge in modo evidente che Vittorio Bachelet ha vissuto in modo intenso tutta la sua breve vita, impegnandosi nella vita ecclesiale, nella comunità civile, nel mondo della cultura, nella vita di famiglia. Possiamo dire che la pienezza e la coerenza con cui Bachelet seppe fare nella propria vita un’unità profonda tra il proprio essere credente, cittadino, uomo di cultura, marito e padre, laico impegnato a servizio della Chiesa e del mondo, costituì la sua prima e più radicale testimonianza, espressa in una esistenza improntata alla capacità di fare incontrare vita e Vangelo.
Negli anni in cui guidò l’Azione Cattolica il suo impegno fu diretto a tradurre lo spirito del Concilio Vaticano II in tutte le forme della vita ecclesiale e dell’impegno pastorale e promuovendo il ruolo dei cristiani laici. Da qui lo sforzo per giungere allo Statuto unitario del 1969 e la novità profetica della “scelta religiosa”, che consiste nel riandare alle radici, all’essenziale. Un modo, come lui stesso scriveva nel 1973, per aiutare “i cristiani a vivere la loro vita di fede in una concreta situazione storica, ad essere anima del mondo, cioè fermento, seme positivo per la salvezza ultima, ma anche servizio di carità non solo nei rapporti personali, ma nella costruzione di una città comune in cui ci siano meno poveri, meno oppressi, meno gente che ha fame.”
Nell’impegno civile ha avuto sempre come stella polare i valori che avevano ispirato la carta Costituzionale fedele alla laicità della politica vissuta con moderazione, ricercando sempre i valori condivisi per la ricerca del bene comune. Oggi più che mai la città dell’uomo avrebbe bisogno di uomini che si mettano al servizio del bene comune con quelle virtù che furono di Bachelet: la bontà, l’onestà, la mitezza, la competenza, il senso della legalità, della giustizia e della solidarietà. Egli visse tutti gli impegni ai quali fu chiamato come forma di servizio e con una grande capacità di farsi carico del proprio tempo e di leggere sapientemente i segni dei tempi. Significativo a tal proposito quanto egli scriveva: “Guardate alla realtà della Chiesa e del mondo non solo per piangere sulla tristezza dei tempi, ma per scoprire le speranze di arricchimento, le possibilità di bene su cui costruire un avvenire migliore. Guardate alla realtà del mondo non solo per elevare proteste più o meno vibrate – anche queste talora necessarie, ovviamente - ma per vedere con quali mattoni si possa costruire una casa migliore; non solo per correre a spegnere a ogni piè sospinto la casa che bruciava, ma per costruire case nuove, non più di paglia che prendano fuoco ad ogni alitare di vento, ma solidamente in cemento armato. ”Concetti scritti oltre 40 anni fa, ma che ben si attagliano ai tempi che viviamo.
Concludiamo queste brevi e certamente insufficienti note su Vittorio Bachelet, con le parole del Cardinale Martini: “Far conoscere la sua figura significa conservarne la preziosa memoria e renderla feconda perché, mediante coloro che si sentiranno provocati a imitarne l’esempio, la sua azione educativa continuerà nel tempo”. E’ questo il motivo per cui è nata l’Associazione “Vittorio Bachelet”, ed è questo il motivo per cui essa continua nel suo impegno.
Il Direttivo dell’Associazione “Vittorio Bachelet”
Per ricordare Vittorio Bachelet video (da "Rai Storia: Italiani")